Filippo Tommaso Marinetti
Scrive sul Panettone Baj:
Uso compensare con disegni di Sacchetti [disegnatore e collaboratore della rivista “Poesia”] e panettoni i doni della fantasia. Sono ordinati nelle pasticcerie San Babila e Bai e partono per le città del mondo sì voluminosi numeri di “Poesia” impacchettati sul letto della mia camera ingombra di quadri ritagli di giornale e fotografie amorose.
Marinetti scrive anche sul panettone:
Interviene il cuoco futurista Garavelli – Vorrei costruire il panettone gigantesco simbolo di Milano ma ho un dubbio sul vigore del lievito e ad ogni buon conto uova e farina uova e farina uova e farina per l’illusorio tono d’oro e poi una sublime leccatina di calorie a miliardi per ottenere la scricchiolante crosta che simuli il carbone – Occorre l’energia espansiva della Poesia e per questo portare in carlinga l’enorme buona pasta e tanto meglio se nel cielo di Como la benedirà un po’ di quella acqua piovana maestra di pane a sapore speciale Volare col pomposo panettone in un Caproni per aerarlo prima di cuocerlo (…) O studenti milanesi il Futurismo vi regala un nuovo simbolo per i vostri berretti goliardici il Panettone Gigante della bontà e della veloce digestione destinato a fugare la preistorica pastasciutta del filosofico peso O studenti milanesi il Panettone che stiamo cucinando salverà la città (…) 6 metri di diametro e 2 di altezza Avrà cento fratelli minori panettoni che la Rivista Internazionale “Poesia” spedirà in vagoncini a lettuccio di versi liberi ritagliati nella carta velina dorata Nel forno fiabesco si sviluppano i lineamenti grandiosi di una catena di monti mangiabili (…) delirante di terrore Garavelli sorveglia il fumante roseo forno ebbro di scintille – Mancano calorie presto presto Furibondo il cielo africano che opprime il Panettone gigante si lucertola di sforzi dementi Si avventa la Poesia dentro abbracciando la scricchiolante crosta bruna – Ancora del gaudio bambinesco e sarà cotto a puntino finalmente (…) O Poesia cuoci cuoci di sobbalzante lirismo torrido il nostro panettone amato – Al di là di ogni spasimo ancora ancora ancora dentro in fondo dentro Arrivano a Parigi cotti a puntino i rappresentanti saporiti del Panettone gigante Henry de Régnier poeta gallo a baffi spioventi dice – Admirable ce gâteau milanais des faunes Paul Adam romanziere di Trust sentenzia – Le panettone est gâteau des grands industriels Verhaeren scrive – Merci pour le panettone des ouvriers La poetessa de Noailles conclude – Le panettone est le gâteau littéraire par excellence”.
Biografia
(Alessandria d’Egitto, 22 dicembre 1876 – Bellagio, 2 dicembre 1944) è stato un poeta, scrittore e drammaturgo italiano. È conosciuto soprattutto come il fondatore del Futurismo, la prima avanguardia storica italiana del Novecento.
Raffaele Calzini
Il panettone tipico, quello che faceva testo in quegli anni, non soltanto per la sua bontà ma perché veniva sfornato quasi sotto lo sguardo della Madonnina, era il panettone del Baj e veniva venduto a una lira e quaranta il chilo; era sempre fresco perché ogni sera i panettoni invenduti venivano ceduti a poco prezzo ai “fregujatt”, i venditori di briciole, che li smerciavano poi raffermi nei sobborghi o alle fiere [ … ].
Biografia
(Milano, 1885 – Cortina d’Ampezzo, 1953), scrittore e critico d’arte, vinse il Premio Viareggio nel 1934. Negli anni ’40 svolse anche l’attività di critico cinematografico sulla rivista Film.
Giorgio Bolza
“El Panattôn del Baj”
El cambia faccia sto nost Milanôn,
el se trasforma, el ghe và ’ drèe al progrèss,
domà ’ na roba troeuvom sempr ’ istess,
savii giamò qual ’ è : el nost panattôn !
Quell l’è restaa, le cambia pù nissun,
el rid coi sò oggitt d’üga tostàda,
semper la gioia d’ogni tavolada…;
ma el Rè però de tucc… l’è domà vun !
Anca quest chì non occorreva dill;
sann ben i Meneghitt el primm qual’è,
le sà anca tutt el mond chi’l sia sto Rè;
e no ghe voeur fadiga per scernill.≈
I panattôn l’è facil a trovaj,
ma quell di noster vècc, el pussée bon,
specialitaa del nost Milan, campiôn
de tutt i panattôn. l’é quell del Baj !≈
L’è assee a di Baj, l’è assee vedé sto nomm
(che in della nostra vitta menighina
l’é cognossùu e renomaa ’ mè ’ l Domm)
per sottintend ’ na roba sopraffina !≈
Milan, Dicember del ’ CMXXXI_X_
Biografia
(Chiasso, 1880 – Milano, 1945) è stato un poeta e commediografo italiano.
Nacque a Chiasso da nobile famiglia originaria di Como. Si trasferì fin da giovane a Milano dove visse per il resto della sua vita lavorando come impiegato bancario. Fu autore di liriche e testi letterari in dialetto milanese.
Nella sua vita vinse anche numerosi premi letterari, scrivendo commedie e opere teatrali.
Emilio De Marchi
Sono papà
Caro Bortolo, mi è nata una bambina, domenica mattina, in tempo di messa cantata. Caterina sta bene e io pure, quantunque per alcuni giorni sia stato più di là che di qua. Se le mamme patiscono in questa faccenda, i papà patiscono non meno. Se non finiva presto, il tuo Battistone moriva di parto.
Ho aspettato fino a quarant’anni a prender moglie sempre nella speranza di cavarmela liscia; ma sai com’è andata la cosa e una volta maritati, il meno peggio che possa capitare è di avere dei figliuoli. Ma sento che non son fatto per le forti emozioni della vita. Anche il troppo piacere mi fa soffrire e mentre scrivo, vicino al lettuccio di Mariannina, temo che lo scricchiolio della penna me la svegli. Da tre giorni sono diventato d’una sensibilità morbosa. Ho paura dell’aria, e non ho mai tanto maledetto l’estate come quest’anno con tutte le sue mosche che minacciano di mangiarmela viva. Per solleva re la mamma mi tocca fare anche un po’ la balia, ma anche per questo bisogna nascere apposta. Io non so da che parte pigliarlo questo trappolino, ho paura di scomporla, mi si sfascia nelle mani e se comincia a strillare, mi tremano le gambe. Guai se morisse !
È lunga tre delle mie spanne, bionda come un cherubino, con due occhi rotondi come cipollette. Se le canto: ” Mariannina, dove vai? , c’è è quasi a credere che apra la bocca per cantare anche lei, tanto è intelligente. Ho paura che mi diventi una Gaetana Agnesi.
In questa settimana siamo stati un po’ in pena, perché si sarebbe voluto veder più oro… Tu forse non capisci che cosa è l’oro quando si allatta. Ma forse la piccina aveva dell’ infiammazione addosso o il latte era troppo pesante, perché non si vedeva che verde, troppo verde. Quando un bimbo digerisce bene paga sempre in oro, come un inglese. Quel maledetto verde ci ha tenuto in pena due o tre giorni. Io non avevo più la testa a posto, al punto che bo venduto una partita di splendidi bozzoli gialli a 3.50, quasi dieci centesimi al di sotto dell’adequato della Camera di commercio. Il dottore consigliò un pizzico di bicarbonato di soda e le cose andarono meglio, quantunque non come desidera la mamma.
Che sciocchezze! – dirai – So anch’io che son sciocchezze, e son tre giorni che vado ripetendo a me stesso che sono uno stupido, o sulla via di diventarlo. So bene che farei molto meglio a occuparmi de’ miei affari, visto che l’annata è birbona, che i fieni rincariscono e il gran turco secca nelle panocchie; ma di chi la colpa se questa piccina mi ha fatto un buco nel cuore? Son cose che non si capiscono, o forse ho fatto male a prendere moglie troppo tardi. Per queste emozioni ci vogliono i giovinotti, i temperarmenti forti e robusti, mentre dopo i quaranta ogni cosa fa tenerezza e per nulla sbucci le cipolle.
Caterina piangeva anche lei, e siccome per farle coraggio io l’ ho sgridata un poco, la comare ha detto ch’ero un turco, che non capivo nulla, che non meritavo nulla. Il gridare ha svegliata la bimba, che s’è messa a strillare; Caterina m’ha cacciato via e per quel dl non ho pranzato. Se le contassi all’osteria queste cose, farei ridere le carte di tarocco; e per non farle ridere preferisco passeggiare solo attraverso le campagne. Grazie al cielo, l’oro è tornato in circolazione e ora si pensa al battesimo. S’è voluto tardare un poco per non disturbare troppo presto la mamma e per fare le cose con un certo decoro. Tu sai come la pensi in argomento preti: ma ciò che è giusto è giusto. Mariannina sarà battezzata come richiede il suo stato e il grado del suo papà ff. di sindaco. Vogliono sonare anche le campane a festa: le suonino, e possa io sentirle anche quando battezzeranno il primo maschio di Mariannina. Mi par di soffrire all’idea che forse non ci sarò per allora. È tanto l’amore che si prova per queste topoline, che si vorrebbe amarle fin d’adesso nei loro figliuoli. È in questo modo che la pianta si abbarbica al ceppo. Quando la vita comincia a barcollare, si sente bisogno di metter fuori delle radici. Suonino le loro campane i preti; noi, come quel tal personaggio storico, stapperemo le nostre bottiglie. Ma ho bisogno che tu mi porti da Milano due bei grossi panettoni, con una guarnizione di paste e di confetti in carta d’oro e d’argento, qualche sacchetto elegante per le signore e qualche frascheria per i bimbi. Vai dal Biffi o dal Baj e ti metti per un momento ne’ miei panni. Non stare a. lesinare. Venti o trenta lire di meno non guasteranno la dote di Mariannina. Il battesimo è domani per le due. Aspetto te e le tue sorelle, alle quali vorrei presentare la signorina. Mariannina, il nome della mia povera mamma, il primo che ho imparato a pronunciare, sarà l’ultimo che morirà sulle inie labbra, quando verrà il giorno della grande liquidazione. È appoggiandosi bene a questi nomi che l’uomo sta ritto nel mondo.
A rivederci.
Il tuo BATTISTONE.
PS. Pretendono questi burloni del solito tarocco che a un battesimo non c’è decoro se non si ha il cappello a cilindro. In campagna non usano, ma siccome non vorrei mancar di rispetto a nessuno, fammi il piacere di portarmene uno sulla misura del filo che ti accludo. Alla puerpera vorrei regalare una scodellina di porcellana col piattello pieno di marenghi.
Quanto fa l’oro a Milano?
Biografia
(Milano, 31 luglio 1851 – Milano, 6 febbraio 1901) è stato uno scrittore e traduttore italiano. Ritenuto fra i più importanti narratori del secondo Ottocento italiano, si concentra nelle sue opere nella descrizione dei contadini lombardi e della piccola borghesia milanese.