Trasferitasi da Via Broletto, la Confetteria Baj, divenne un elemento caratterizzante della più celebre piazza milanese, punto di ritrovo del “bel mondo“, meta di visitatori e turisti.
Molti gli aneddoti e le storie di vita legate all’attività di Giuseppe Baj e sua moglie, Teresa Campiglio, che sempre gli fu vicina nella gestione dell’attività e sovente allietava la clientela della confetteria eseguendo pezzi al pianoforte.
I “Freguiatt”
A Milano c’era una particolare professione, si potrebbe dire “di sottobosco”, quella del “freguiatt” (da freguia, “briciola” in dialetto milanese), ovvero di colui che procurava i residui delle lavorazioni dei fornai e pasticceri e li rivendeva. Si narra che Baj fosse solito dare le sue briciole ai poveri, lasciando senza lavoro i freguiatt.
“Covo” di futuristi
La Confetteria Baj era frequentata da artisti, musicisti e letterati, che la citarono o descrissero in molte delle loro opere.
Aveva per esempio come cliente fisso il fondatore del Futurismo (vedi il Manifesto, realizzato con la tecnica della tipografia cinetica), Filippo Tommaso Marinetti, che a Natale spediva ad amici e collaboratori un panettone Baj con copie della sua rivista “Poesia”, ai giorni nostri oggetti di culto quasi introvabili.
Marinetti, nelle sue memorie, parla della volontà di costruire un «panettone gigante della bontà e della veloce digestione, destinato a fugare la preistorica pastasciutta», di sei metri di diametro e due di altezza.
Aveva anche vagheggiato di poter consumare il panettone volando a bordo di un Caproni.
Primo edificio in Europa illuminato con energia elettrica
La Confetteria Baj, con pochi edifici circostanti, tra cui anche il Caffè Cova, ebbe un curioso primato: l’illuminazione elettrica. Infatti nel 1883, proprio in Via Santa Radegonda, entrò in funzione la prima centrale elettrotermica in Europa, la seconda nel mondo dopo quella di Chicago, costruita dall’ingegner Colombo su progetto Edison.
Per la cronaca, sempre nel 1883, il 26 dicembre, a pochi passi dalla Confetteria Baj, si svolse l’inaugurazione della stagione lirica della Scala, con “La Gioconda” di Amilcare Ponchielli, fra lo stupore e la meraviglia del pubblico presente. Fu infatti il primo teatro del continente illuminato grazie all’elettricità, per la precisione da 2880 lampade a incandescenza.